Maria Elisa Campanini
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Ipocondria, quando il corpo diventa un nemico

Ipocondria, una sindrome ansiosa molto frequente

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Terrorizzati dalle malattie. Sempre in apprensione per la propria salute. Angosciati da qualunque sintomo, anche il più insignificante, e convinti di essere malati pur in assenza di segni clinici. Sono molte le persone che vivono una preoccupazione eccessiva e sproporzionata per il proprio stato di salute, tanto da ingigantire ogni minimo, banale malessere trasformandolo in un’ossessione. L’ipocondria (oggi definita dal DSM-5 “Disturbo d’ansia da malattia”) è una sindrome piuttosto diffusa, che si può manifestare con diverse modalità e gradi di complessità. Si va infatti da situazioni episodiche e transitorie (come la “normale” ansia dopo una malattia grave, spesso giustificata dalla paura di una recidiva); alla tipica inquietudine riguardo al proprio corpo nei momenti di cambiamento della vita, come l’adolescenza o la menopausa (“passaggi” che provocano una profonda rimessa in discussione dell’immagine di sé); alla preoccupazione sulla salute persistente nel tempo e radicata, tanto da diventare una modalità comportamentale; fino a certe forme gravi (e fortunatamente più rare) a carattere delirante e allucinatorio, che riguardano specifiche psicopatologie di competenza psichiatrica.

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L’ipocondriaco tende a manifestare un “ascolto” esagerato del proprio corpo, lo controlla attentamente, focalizzando tutta l’attenzione sulle sensazioni fisiche, che vengono avvertite in modo più intenso del normale e spesso interpretate come “sintomi”. E così l’ansia si intensifica, creando un circolo vizioso che porta a prolungare nel tempo la paura e la preoccupazione, alimentate anche da internet, dai media, dalle riviste mediche che veicolano informazioni angosciose relative a svariate patologie. E serve a poco consultare medici o effettuare esami clinici, visto che la rassicurazione è di breve durata e l’ansia tende a ripresentarsi a breve.

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Ma perché si diventa ipocondriaci?

Non esiste, ovviamente, una causa generale valida per tutti, ma spesso le persone che soffrono di ipocondria hanno conosciuto carenze affettive precoci, traumi, dolori, separazioni, perdite. Nell’infanzia di parecchi ipocondriaci adulti la malattia ha avuto un grande spazio: alcuni sono stati malati da piccoli, o hanno avuto esperienze di ospedalizzazione; altri hanno vissuto con sofferenza e preoccupazione la malattia di un genitore o di un parente, assimilando l’idea che il corpo umano è fragile, qualcosa di cui non ci si può fidare. Molti ipocondriaci sono cresciuti in un ambiente familiare ansioso per la salute, hanno avuto una madre o un padre iperprotettivi, insicuri, apprensivi, che reagivano ai sintomi con paura esagerata, andavano nel panico alla più piccola indisposizione del bambino e lo portavano continuamente dal medico per disturbi anche banali, generando nel figlio sentimenti di scarsa autostima, vulnerabilità e insicurezza riguardo al proprio corpo.

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L’ipocondria è comunque sempre rivelatrice di un disagio più profondo. L’attenzione ossessiva per la propria salute può nascondere un’angoscia che, non essendo riconosciuta e portata alla consapevolezza, viene “spostata” sul piano fisico, come per cercarne una spiegazione razionale e renderla quindi più “sopportabile”, dando cioè una causa (la malattia) e un luogo (il corpo) dove incanalare il dolore interiore.

Un’altra riflessione riguarda il “senso” che l’ipocondria svolge nella vita della persona, per esempio il bisogno inconscio di richiamare l’attenzione su di sé, di essere l’oggetto di cure e interesse da parte delle persone care, o di “spostare” sulla propria persona un conflitto familiare; oppure, in soggetti poco capaci di “guardarsi dentro” e riconoscere le proprie emozioni, il bisogno di occuparsi di se stessi attraverso la cura di un corpo “malato”, che chiede aiuto attraverso il sintomo.

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Non serve a nulla cercare di minimizzare la sofferenza del “malato immaginario”, convincerlo che in realtà sta bene, spingerlo a pensare ad altro: si rischia solo di rinforzare la sua sensazione di essere solo e incompreso dagli altri. Si dimostra invece utile un atteggiamento comprensivo e rassicurante, che lo spinga a parlare di sé, della propria infanzia, della famiglia e dei problemi personali; un percorso psicologico o un lavoro psicoterapico l’aiuteranno a comprendere le radici della sua angoscia e a rielaborarle.

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La floriterapia può affiancare efficacemente qualunque trattamento, in particolare grazie ad alcuni rimedi che “lavorano” su ansia, angoscia, paura e preoccupazione.

                       Peach-Flowered Tea Tree

Il repertorio dei fiori australiani del bush ci offre l’essenza floreale più idonea per riequilibrare la tendenza all’ipocondria. Peach Flowered Tea Tree è infatti specificamente indicato per ridimensionare la paura delle malattie, l’auto-osservazione ansiosa del proprio corpo e l’esagerata apprensione per la salute, in particolare se manifestata da persone insicure, instabili, soggette a frequenti “alti e bassi” e oscillazioni dell’umore. Il rimedio diminuisce la paura ossessiva di essere malati e favorisce un atteggiamento più sereno e fiducioso. Ottima la sua combinazione con Dog Rose, utile per rafforzare l’Io in caso di soggetti caratterialmente fragili, timidi, apprensivi, vulnerabili, facilmente spaventati da qualunque sintomo e ossessionati dal timore di contrarre patologie gravi, come cancro o Aids, mentre si dovrà ricorrere a Grey Spider Flower in situazioni di panico e forti manifestazioni di emotività. Boronia è invece consigliato per rilassare la mente portata a “rimuginare” senza sosta i pensieri preoccupanti. Se l’ipocondria si sviluppa in un ambiente familiare esageratamente protettivo e ansioso per la salute, Boab si rivela indispensabile per spingere a una maggiore autonomia e a “prendere le distanze” da modelli comportamentali, condizionamenti e schemi sistemici ripetitivi a cui la persona ha adeguato le sue reazioni emotive.

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                                                Heather

Alcuni fiori di Bach, associati tra loro in equilibrata sinergia, dimostrano una buona efficacia per diminuire la preoccupazione per la propria salute. Crab Apple distoglie la mente dalla sensazione di avere dentro “qualcosa che non va”, di essere malati, diversi dagli altri, “sporcati” da sintomi considerati pericolosi o invalidanti; Mimulus contrasta la paura, la fobia del sintomo e l’attenzione morbosa per il proprio corpo, mentre Gentian combatte l’atteggiamento pessimistico di dubbio, sconforto e scoraggiamento al minimo accenno di malessere o di ricaduta di un disturbo. Cherry Plum può invece contribuire a sciogliere l’angoscia “fuori controllo” da cui sono spesso assalite le persone ipocondriache.

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E’ opportuno considerare l’utilizzo di Heather quando l’ipocondria ha l’inconscia finalità di attirare l’amore e l’interesse degli altri. Si tratta in genere di soggetti molto concentrati su se stessi, bisognosi di attenzione per colmare un senso di vuoto e solitudine, e che si rifugiano nella malattia per cercare la comprensione del prossimo.

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