Maria Elisa Campanini
Seguimi su
Latest posts by Maria Elisa Campanini (see all)

Grazie dottor Bach

Il 24 settembre 1886 nasceva Edward Bach, il medico inglese che ha scoperto la floriterapia e con il cui nome sono conosciuti i 38 rimedi floreali ormai notissimi e diffusi in ogni angolo del mondo. Nel suo 130° anniversario, il grande convegno internazionale organizzato lo scorso 25 settembre dal RIF-Registro Italiano Floriterapeuti in occasione del Flowertherapy World Day, ha voluto celebrare il lavoro di questo grande Maestro di vita (ma vorrei anche aggiungere di spiritualità), sottolineandone le qualità umane, le scoperte professionali e l’evoluzione che il suo pensiero ha avuto nel corso degli ultimi 80 anni.

In apertura del Convegno, ho accennato in breve ai motivi che rendono tanto attuali le sue scoperte, e in questo articolo vorrei approfondirne e spiegarne meglio il grande valore e la portata storica.

Il dottor Bach è stato un uomo dalle idee modernissime, con cui ha anticipato tante conquiste in vari campi della medicina e della psicologia, che si sono poi sviluppati lungo tutto il 900 fino a oggi. La sua vita è stata breve eppure molto intensa; è morto a soli 50 anni ma è come se avesse concentrato, nel tempo a lui concesso, l’esperienza di più vite: da medico famoso e benestante con studio ad Harley Street a “dottore di campagna”, a curare i malati gratuitamente; da clinico ospedaliero a omeopata, e poi scopritore di semplici “fiori curativi”; da batteriologo e immunologo a ricercatore, nei campi e nelle brughiere, di erbe e piante dalle proprietà vibrazionali. Un percorso esistenziale, il suo, accompagnato da un’evoluzione personale che lo ha condotto a una comprensione umana intrisa di profonda spiritualità.

edwardbach

                            Edward Bach

In questi 50 anni Bach non ha viaggiato all’estero, non è mai uscito dall’Inghilterra (e la sua era ancora un’Inghilterra vittoriana), non ha frequentato esponenti europei di correnti della filosofia o della psicologia della sua epoca (non ha quindi conosciuto Freud né Jung, c’è solo l’ipotesi che abbia assistito a una conferenza di Rudolf Steiner a Londra nel 1922 e ne sia stato influenzato, ma non è certo), eppure ha vissuto esperienze straordinarie e, specialmente, ha sviluppato intuizioni modernissime, ha anticipato concetti che avrebbero poi fatto parte della storia della medicina olistica e della psicologia umanistica e transpersonale del Novecento. Dotato di una grande genialità, di un intuito che lo portava a “sentire” e cogliere le emozioni e le atmosfere delle persone e degli ambienti con cui veniva in contatto, di una incredibile sensibilità allo “spirito del tempo” (lo Zeitgeist della nostra epoca) può essere veramente considerato un pioniere del pensiero moderno.

Oggi parliamo comunemente di memoria dell’acqua, di microbiota intestinale, di medicina psicosomatica, di psicologia transpersonale, ma negli anni 30 del Novecento questi erano concetti del tutto sconosciuti, non esistevano nemmeno i termini per definirli, e Bach ne è stato il precursore, li ha anticipati prima di tutti, direi quasi con una sorta di preveggenza, tanto da poterlo inserire direttamente tra i più grandi pensatori del suo e del nostro tempo.

La memoria dell’acqua

Una delle prime intuizioni del dottor Bach riguarda la cosiddetta “memoria dell’acqua”, un concetto diventato molto noto e discusso dal 1988, data delle controverse sperimentazioni di Jacques Benveniste sull’eventuale proprietà dell’acqua di mantenere un “ricordo” delle sostanze con cui è venuta in contatto. Bach è stato forse il più famoso omeopata inglese degli anni 20, conosceva bene il principio hanemanniano di diluizione infinitesimale e dinamizzazione; ma era anche immunologo ed esperto delle tecniche di diluizione delle sostanze utilizzate per creare vaccini. Eppure, quando ha sviluppato le essenze floreali, non ha applicato i principi classici dell’omeopatia e nemmeno le tecniche di immunologia; è andato oltre, ha fatto qualcosa di più, ha capito (o forse sentito) che l’acqua avrebbe mantenuto l’informazione energetico-vibrazionale del fiore, l’avrebbe memorizzata… e cos’è questa, se non l’anticipazione del concetto di “acqua informata”? Oggi sembra una novità, ma lui l’aveva concepito prima di tutti gli altri.

Il microbiota intestinale

Un’altra scoperta geniale di Edward Bach riguarda quello che viene attualmente definito il microbiota intestinale, l’insieme dei miliardi di batteri che colonizzano l’intestino umano. Fin dai primissimi anni 20 il medico inglese aveva scoperto un collegamento tra l’intossicazione o tossiemia intestinale e la malattia cronica e aveva sviluppato dei vaccini o nosodi (i cosiddetti Nosodi di Bach-Paterson, dal nome del collega che aveva lavorato con lui nella ricerca) per curare diverse malattie croniche. Inoltre, studiando i batteri che vivono nell’intestino umano, aveva collegato sette diversi ceppi a sette tipi di caratteristiche comportamentali o personalità umane. Oggi, a distanza di quasi 90 anni dalle sue scoperte, si è dimostrata scientificamente l’esistenza di una rete nervosa enterica considerata come “secondo cervello” e si è scoperto che all’interno dell’intestino viene prodotta una grandissima parte (fino al 90%) della serotonina generata dal nostro organismo, l’ormone del benessere responsabile tra l’altro del tono dell’umore e dell’equilibrio emozionale. Sono attualmente in corso negli Stati Uniti studi che sembrano correlare la prevalenza di alcuni ceppi di batteri del microbiota con diversi tipi di caratteristiche psicoemotive. E appare davvero straordinario, oggi, osservare come Bach abbia prima di chiunque altro messo in luce l’influenza del microbiota sullo stato emotivo, sull’atteggiamento mentale e sul comportamento umano.

La medicina psicosomatica

Ma a mio giudizio l’intuizione più geniale, più grandiosa di Bach è quella di Medicina Psicosomatica, di cui può essere considerato come il precursore, il pioniere. Nei suoi scritti non ha mai usato la parola “psicosomatica” semplicemente perché ai suoi tempi questo vocabolo era sconosciuto: Bach è morto nel 1936 e la prima a utilizzare il termine “psicosomatico” è stata la psicoanalista Helen Flanders Dunbar, che fondò a Chicago il “Journal of Psychosomatic Medicine” nel 1939. La stessa Dunbar è nota, tra l’altro, per i suoi studi sulla correlazione tra predisposizione a specifiche malattie fisiche e sette diversi profili di personalità umane, che curiosamente sembrano riprendere (pur senza esserne a conoscenza) alcuni concetti del pensiero di Bach.

waterviolet1

                               Water Violet

Il medico inglese ci ha spiegato qualcosa di fondamentale per il pensiero psicosomatico: la malattia insorge quando c’è un conflitto tra l’anima e la personalità ed è quindi espressione di un conflitto inconscio, di un disagio psicoemotivo che si manifesta sotto forma di sintomo, ma che ha radici molto più profonde. Inoltre, pur non avendo mai avuto contatti con Groddek o Jung, ha addirittura anticipato la lettura simbolica della malattia e di questo ha fatto molti esempi. In “Guarisci te stesso” ha scritto che la malattia non colpisce una parte del corpo a caso, ma che c’è sempre un significato simbolico non solo nel sintomo, ma anche nel luogo dove il sintomo si manifesta: “Se voi soffrite per la rigidità dell’articolazione o dell’arto, voi potrete essere altrettanto certi che c’è rigidità nella vostra mente, che probabilmente vi attaccate rigidamente a qualche idea, a qualche principio, a qualche convenzione … Orgoglio, arroganza, rigidità d’animo daranno luogo a malattie caratterizzate da rigidità e tensione del corpo”. E siamo consapevoli come tali rigidità siano spesso presenti in uno stato Rock Water, Water Violet, Beech o Vine, tanto per fare qualche esempio riferito ai rimedi floreali che portano il suo nome.

“L’instabilità d’animo può provocare l’instabilità del corpo con disordini del movimento e della coordinazione”; affermazione che rimanda al campo d’azione di Scleranthus, rimedio dell’equilibrio e della stabilità fisica e mentale.

“Se voi soffrite di asma o di difficoltà della respirazione, voi state in qualche modo soffocando un’altra personalità, oppure state opprimendo voi stessi” e sappiamo bene quanti asmatici vivono una dinamica familiare soffocante o conflitti relazionali (magari con soggetti di tipo Chicory, soffocanti o intrusivi).

chicory

Chicory

Bach afferma che il corpo rispecchia le vere cause della malattia nel disordine dei suoi apparati e tessuti: “La mano, mancanza d’attività, attività svolta male, errore o torto nell’azione … Il piede, omissione di assistenza agli altri … Il cuore, carenza o eccesso o azione errata riguardo all’amore… L’occhio, difetto di visione o di comprensione della verità quando è posta davanti a voi… mancanza di saggezza”.

E’ dunque davvero sorprendente osservare come nella sua semplicità, essenzialità e umiltà Bach abbia precorso i tempi sottolineando il fondamentale concetto psicosomatico di corrispondenza tra reazioni emotive e sintomi fisici, indicando come fattore essenziale per riconquistare lo stato di buona salute la capacità di cambiamento e trasformazione interiore (comprendere il significato della malattia, integrarlo nella coscienza e avviare un processo evolutivo). Sarà lo stesso Jung, anni dopo, a insegnarci che il processo di guarigione non corrisponde alla semplice repressione e scomparsa del sintomo, ma che la malattia non serve ad alcunché (e potrà ripresentarsi) se pretendiamo di tornare le stesse persone di prima, se non viene accompagnata da una presa di coscienza della causa profonda e da una conseguente trasformazione personale.

Teorie psicologiche del 900, affinità e analogie

Mi sembra importante sottolineare come il pensiero di Bach, espresso in poche pagine essenziali in cui è sempre presente l’aspetto spirituale e trascendente, sia riuscito ad anticipare i concetti fondamentali di diverse teorie e correnti psicologiche sviluppatesi lungo l’arco del 900.

Straordinaria è l’affinità con il concetto junghiano di stretta unità tra corpo e psiche; di individuazione come processo di autorealizzazione al quale tende ogni essere umano e che esprime il senso autentico della sua esistenza. A volte è proprio la malattia, fisica o psicologica, che costringe la persona a iniziare un cammino evolutivo di cambiamento, consapevolezza e trasformazione (ad ascoltare la “piccola voce interiore”, diceva Bach). Anche il concetto di inconscio collettivo sembra sorprendentemente esprimere un punto di affinità tra i due pensatori. Jung si riferisce a una sfera psichica impersonale, un substrato comune al di là di tutte le differenze di cultura e di coscienza, in cui rientrano gli archetipi, le strutture collettive che comprendono i ricordi di tutta l’umanità, in cui si incanala il potenziale psichico individuale del singolo. Ancora prima di lui, Bach aveva affermato che esistono, nella natura umana, stati d’animo archetipici fondamentali positivi e negativi, cui corrispondono le essenze floreali da lui scoperte.

Nel pensiero di Bach risulta evidente la profonda corrispondenza con alcuni concetti fondamentali della psicologia umanistica: l’uomo va inteso come un Tutto orientato alla crescita e all’autorealizzazione (l’autoattualizzazione per Maslow); compito fondamentale di ogni persona è la realizzazione dei propri potenziali umani, lo sviluppo e la valorizzazione delle tendenze sane, creative ed evolutive.

Per Bach come per Viktor Frankl, fondatore della Logoterapia, è importante cercare di dare “un senso” al proprio star male, aiutando le persone a sviluppare un’esistenza il più possibile significativa e a favorire l’innata aspirazione a qualcosa di transpersonale e trascendente.

Anche il pensiero di Assagioli, fondatore della Psicosintesi, presenta molte analogie con il pensiero di Bach: dall’innato bisogno umano di crescita interiore, di sviluppo delle proprie potenzialità positive e creative al principio di sofferenza e malattia come mancata realizzazione di sé, dei talenti, capacità e potenzialità personali; dal concetto globale e olistico della persona, dei suoi valori e delle sue responsabilità nei confronti della vita al processo evolutivo dell’Io. Mantenere la salute psicofisica significa dunque, per entrambi, conoscersi, crescere e maturare, diventare cioè persone complete.

Il “paradigma floriterapico”

Come ho già detto, gli scritti che Edward Bach ci ha lasciato sono pochi, concisi e molto sintetici, ma raccolgono pensieri profondissimi, che a mio parere costituiscono un’autentica epistemologia: vi è infatti una teoria filosofica e psicologica di base, cui è affiancata un’applicazione pratica, costituita dai rimedi floreali dalla valenza curativa. Credo di potermi spingere, a questo punto, a proporre la visione strutturale di un paradigma floriterapico che meriterebbe uno spazio e una considerazione propri nell’ambito della medicina e della psicologia.

Per concludere

Nel corso della sua esistenza, Edward Bach ha accompagnato queste importanti scoperte e anticipazioni teoriche con un esempio personale di vita dedicata al servizio agli altri, con una scelta di libertà espressiva che per quei tempi (l’Inghilterra appunto ancora vittoriana) era quasi “trasgressiva”. Basta pensare, per esempio, a certe abitudini che a Cromer lo facevano giudicare come una persona davvero originale: la dieta crudista, il piacere di camminare a piedi nudi anche d’inverno, la generosità di curare gratuitamente i rom, andandoli a visitare nei loro carri, senza curarsi del giudizio altrui; così come la forza di carattere e il coraggio con cui fino alla fine ha difeso le sue “erbe curative” dalle accuse e dalle intimazioni-intimidazioni dell’ordine dei medici inglese.

Quante cose ci ha insegnato, di cui fare tesoro e di cui ringraziarlo con gratitudine e riconoscenza, e sono sicura che, guidati dalle sue parole, ne scopriremo tante altre ancora. Grazie, dottor Bach.

Maria Elisa Campanini
Seguimi su
Latest posts by Maria Elisa Campanini (see all)